domenica 15 dicembre 2013

COMPASSIONE: DIMORA DELL'INTELLETTO


Ciò che manca all'uomo è un'autentica compassione. Non si tratta di pietà o di una sdolcinata concezione della vita. Non si tratta di sparare Namastè e cuoricini a raffica su facebook. Non è una questione di savoir faire, non siamo a scuola in cui veniamo premiati per buona condotta comportamentale. Non siamo in chiesa in cui il buono è chi appare più angelico e malleabile in confronto agli altri. La compassione è qualcosa che va oltre tutto questo.


Una persona compassionevole non si sente felice di fronte alle iniquità degli uomini, si annulla dinanzi alle disgrazie vissute non solo da altre persone, ma anche dagli animali che, in moltissimi casi vengono considerati come cose, oggetti che non provano dolore e che non meritano considerazione in quanto esseri viventi.

Io stesso sono avvilito da ciò, mi vedo spesso inorridito di fronte a certe caratteristiche dell’uomo, anche se comprendo la funzione dell’errore in sè. Attualmente, gli animali sono spesso considerati oggetti da utilizzare e gettare via quando non ci servono più e non meritevoli quanto gli uomini.
D’altro canto, anche fra gli uomini la situazione non è migliore; di fatto, anche se mi duole dirlo, lo sfruttamento non è mai razzista o specista.
Amare profondamente il proprio cane per poi prediligere una bistecca ai ferri o un bicchiere di latte, non è compassione. A mio avviso, l'ingrediente primario nell'alchimia è proprio la compassione poiché si fonda sull’unità delle cose su questo livello. E’ il punto di partenza se ci si vuole incamminare verso una maggiore comprensione del concetto di unificazione e quindi di responsabilità a 360 gradi in quanto, nelle vite che viviamo lavoriamo nella raffinazione della violenza.
Si nasce carnefici per poi rinascere vittime e viceversa, questa è l’altalena del karma. Un lavoro alternato e soggettivo, seppur condiviso con gli altri esseri viventi, che trova un vero riscontro solo nell'intimo.
Oggi, troppa gente “fà la brava" ma, ad un livello più profondo continua a preservare il demone dell'incuranza e della sottile ipocrisia; i demoni che albergano nella nostra psiche, si nascondono, si mimetizzano o fingono di essere giusti, per poter continuare a coesistere tra le righe del nostro operato. Un'ipocrisia molte volte impercettibile che attanaglia le nostre coscienze. Siamo avidi di benessere, e facciamo una gran fatica a calarci nei panni degli altri e, quando dico "altri", intendo dire ogni essere vivente.


Una persona compassionevole è inorridita da ogni singolo gesto che provoca malessere, dolore o morte ad altri esseri viventi, poiché sa di essere parte di quelle entità, li sente come fratelli o parti di sè. Queste anime hanno compreso che gli altri sono loro stessi e che loro sono gli altri, poiché tutto risuona all’interno di una sola sinfonia. 
L'uguaglianza non consiste nella mediocrità diffusa o nell'essere simili, o nell’eggregora, ma nell’equa spartizione dei diritti esistenziali tra tutti gli esseri viventi, evitando proiezioni di sentimenti negativi che rappresentano i nostri limiti esistenziali legati all’ego o… agli ego.


Molti seguono un percorso alchemico e di crescita spirituale sorvolando alcuni aspetti ritenuti, erroneamente, superflui o compensabili.
Una persona profondamente compassionevole si accontenterebbe anche di morire pur di dare una fine al dolore provocato da altri, anche quando essa stessa non ne è direttamente responsabile.
La compassione non è solo insofferenza alle barbarie ma è, soprattutto, un rigetto dell'attributo dell'indifferenza nei confronti del dolore altrui.
La compassione è una conoscenza profonda e intima dei rapporti tra umani, tra animali e tra umani e animali; possiede una "aliena" comprensione del dolore e dell'intima responsabilità nei confronti di tutti gli esseri viventi.
Una persona compassionevole possiede una bilancia molto sensibile al peso dell'abiettezza, molto più sensibile rispetto al peso del proprio benessere materiale o egoistico.
Un essere compassionevole non pensa solo alla propria crescita spirituale ignorando ciò che gli accade attorno, poiché, si, è affare di “Dio” ma, mi chiedo quale sarebbe altrimenti la nostra parte quaggiù in confronto agli altri e, onestamente, non credo affatto che siamo qui per fare da spettatori.
Nella vita siamo tutti protagonisti e artefici del nostro mondo e l'esito di questo “lungometraggio” dipende da tutti ed esiste per tutti. La soluzione, seppur intima e personale, è coesistente.
I destini di tutti sono legati da un'unica pasta quantica e la compassione è il primo passo per riuscire a vedere questa unità nella separazione, riportando un equilibrio vibrazionale.
La compassione non è un attributo dell'uomo che può essere declassato o ignorato.
La compassione è empatia, ed è la prima vera scissione tra l'anima è l'ego che, come noto, rende sordi nei confronti dei problemi o dei dolori altrui, che siano pure di un omicida o di iene, fagiani o ragni. L’uomo tende a scaricare le sue rabbie e le sue sconfitte su esseri inferiori e, quali bersagli migliori se non gli stessi animali? Forse loro sono qui per aiutarci a capire o forse stanno pagando anche loro. In questo senso direi, piuttosto, che sono loro ad avere in pungo le nostre coscienze. (continua nel libro)


Gabriele Sortino









Articolo tratto dal Libro: Dal Buio alla Luce - Analisi e Riflessioni sul Concetto di Evoluzione - Gabriele Sortino - Edizioni youcanprint - Pagine 230 - Giugno 2013



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