Si parla tanto del fatto che le emozioni siano qualcosa che ci blocca, che ci fa vivere nel passato, che condiziona il nostro presente. Ma perchè mai l'uomo dovrebbe portarsi dietro sensazioni legate al passato? Perchè egli non è libero di viversi il presente senza sentirsi condizionato dalle emozioni passate? Perchè non può godere del respiro della vita senza doverne soffrire per via di echi del passato?
Diciamo che in buona parte queste emozioni hanno la loro funzione. Rimangono impresse perchè la memoria emozionale è molto più profonda ed incisiva della memoria razionale. In pratica la memoria razionale non lascia nessun segno se non è accompagnata da fattori emozionali.
Diciamo che in buona parte queste emozioni hanno la loro funzione. Rimangono impresse perchè la memoria emozionale è molto più profonda ed incisiva della memoria razionale. In pratica la memoria razionale non lascia nessun segno se non è accompagnata da fattori emozionali.
Emo-zione, così è definita perchè è legata al cuore, al sangue che circola nel corpo, al cuore che pompa questo sangue e che sembra possedere un ampio spazio di registrazione che non disperde dati strada facendo; merito della strutturazione dell'acqua. Ma perchè portarsi dietro così tanti pesi? Perchè in alcuni casi devono passare anni e a volte persino vite intere prima di essere risolti?
Questo punto è di duplice importanza. Da un lato è utile dall'altro non lo è, in quanto le emozioni già vissute avrebbero dovuto essere tesorizzate, ma per potersi permettere di dimenticare tali emozioni è anche vero che occorre piazzare saldamente nel proprio io quell'esperienza sotto forma di consapevolezza.
Non parlo di problemi spicologici, semmai delle reazioni mentali legate ad un'esperienza emotiva e che pertanto trovano nel vissuto emozionale la propria intelligenza, il fattore animico scatentante.
La mente cerca soltanto di ricreare le condizioni "psicodrammatiche" legate a questo status emotivo, ma ritengo si tratti principalmente di un'intelligenza del cuore, strettamente legata alle scelte animiche, più che alle scelte mentali. La mente è solo una zona dell'anima e non è nemmeno il suo centro, sopratutto se parliamo di mente razionale. I problemi psicologici non a caso sono risolti tramite l'esperienza emozionale e mai da soluzioni metodiche, quelle semmai potranno fare da supporto ma l'esperienza emotiva ha un'intelligenza propria e delle "meccaniche" proprie e si risolve tramite le emozioni. Le paure o le eventuali paranoie scaturite dal cervello saranno sempre legate al fabbisogno emozionale e serviranno per attivare dinamiche legate a questo status emotivo ma non possono essere risolte nella mente, seppur possano attivarsi da lì, potranno risolversi soltanto attraverso una serie di esperienze legate al mondo emotivo, tramite un'apertura del cuore sperimentata nei confronti degli altri o del confidarsi su vissuti o anche vivendo esperienze indirette empaticamente.
Non occorre ricordare il valore di un gesto a qualcuno che ha già raggiunto la piena consapevolezza degli effetti che quel gesto può provocare. In quel caso l'emozione diventa diretta, diventa amore che scaturisce dal presente proprio in virtù di tali esperienze. Tale consapevolezza non è più un malessere subìto, poichè non compreso a fondo, ma una compassione capace di intercettare ogni singolo aspetto dei vari status emozionali attraverso il presente e senza restare incastrati tra ricordi e vissuti pesanti che condizionano, come se l'anima costringesse l'individuo a non staccarsene finchè non abbia "scontato" abbastanza incisivamente tali esperienze al punto di farle radicalmente proprie.
Non basterà certo fare meditazione e allenarsi a vivere il presente per liberarsi da questi fattori che, se non adeguatamente tesorizzati, tenderanno sempre a riproporsi. Pertanto non basterà adottare tecniche di psicologia o comprendere certe frasi di Osho o di Gesù per riuiscirci. L'esperienza è una cosa soggettiva e tutti dovranno averla, ognuno per conto proprio, in relazione a se stesso e agli altri.
Ritengo che le emozioni tendano a non abbandonare chi non è pronto a questo tipo di tesorizzazione così avanzato e resta nel metodo più grezzo delle emozioni nascoste, dei sensi di colpa, degli status inconsci e aberranti o in status di confusione mentale.
Il punto è che per l'uomo è comunque impossibile dimenticare in quanto tutto il suo essere terreno si fonda sulla memoria e quindi su tutta la catena di esperienza che l'anima farà e che si incontrano nell'io di ogni incarnazione. Forse quello che dovremmo fare è solamente gestire questo aspetto in maniera più funzionale e positiva.
Mettiamo il caso che un individuo assista ad una scena cruenta nei confronti di un animale, a seconda del tipo di sensibilità, quest'individuo reagirà più o meno intensamente. Ma cosa determina questa differenza? perchè, nella stessa situazione, più individui possono reagire in modi tanto diversi? Perchè non tutti stanno male alla vista di un povero essere che soffre ingiustamente?
Ritengo che le emozioni tendano a non abbandonare chi non è pronto a questo tipo di tesorizzazione così avanzato e resta nel metodo più grezzo delle emozioni nascoste, dei sensi di colpa, degli status inconsci e aberranti o in status di confusione mentale.
Il punto è che per l'uomo è comunque impossibile dimenticare in quanto tutto il suo essere terreno si fonda sulla memoria e quindi su tutta la catena di esperienza che l'anima farà e che si incontrano nell'io di ogni incarnazione. Forse quello che dovremmo fare è solamente gestire questo aspetto in maniera più funzionale e positiva.
Mettiamo il caso che un individuo assista ad una scena cruenta nei confronti di un animale, a seconda del tipo di sensibilità, quest'individuo reagirà più o meno intensamente. Ma cosa determina questa differenza? perchè, nella stessa situazione, più individui possono reagire in modi tanto diversi? Perchè non tutti stanno male alla vista di un povero essere che soffre ingiustamente?
Sono proprio le emozioni dolorose in realtà a piazzare definitivamente nell'individuo dei dati specifici, affinchè egli non dimentichi più quell'esperienza. Ma in questo caso l'indivduo sente risuonare in sè ciò che ha potuto riconoscere tramite esperienze personali, perchè per riconoscere uno status amozionale altrui occorre averlo vissuto in prima persona, poichè solo chi ha sofferto può capire cos'è il dolore e sviluppare un'adeguata empatia.
Il motivo per cui, non in tutti i casi queste emozioni si sganciano dall'individuo, è che conta più l'efficacia dell'esperienza rispetto al benessere dell'individuo stesso. L'anima non vuole dimenticare e cerca di tenersi stretta quell'esperienza, registrandola meglio che può, marchiandola a fuoco nel cuore. Che possiamo saperne noi di quali esperienze la nostra anima ha fatto nelle vite precedenti? ancora meno potremo sapere quali esperienze farà nelle prossime incarnazioni.
Se l'uomo non tendesse a dimenticare in fretta ciò che gli accade probabilmente le emozioni non sarebbero di questo tipo o avrebbero una funzione diversa. Questa funzione siamo noi a determinarla col nostro livello animico, in quanto l'intensità dipende da come questa risuona in noi, da come noi interagiamo con quell'esperienza indiretta proprio in confronto a quelle che abbiamo avuto nella nostra vita o nelle nostre vite.
All'anima frega poco del nostro benessere egoico, perchè sa che non è quello a farci crescere, all'anima interessa l'esperienza che il suo io può assimilare e trasformare in una consapevolezza durevole; una consapevolezza che non perderà mai a livello eterico, poichè l'anima avrà quel tesoro con sè per sempre.
Vivere il presente senza emozioni sembrerebbe quasi la soluzione dell'esistenza, così come alcune correnti psico-filosofiche e spiritualistiche, piuttosto faciliste, cercano di farci credere, proponendoci la possibilità di vivere pienamente il presente senza dolori, ansie, preoccupazioni, ma è davvero così? Siamo davvero certi che queste emozioni siano soltanto un ostacolo? Siamo assolutamente certi che lo scopo dell'anima sia quella di farci vivere serenamente o questa serenità ha un effettivo costo? E' possibile eludere questo processo soltanto meditando e concentrandosi sul presente o stiamo dimenticando qualcosa?
Forse sembrerà assurdo ma quella stessa gabbia di emozioni rende più sensibili e seppur in alcuni ci condizioni, ci da anche modo di percepire meglio il nostro status empatico, attraverso una lunga e difficile esperienza esistenziale.
La cosa migliore rispetto alle emozioni sarebbe quella di tesorizzarle con chiarezza e portarle con sè senza doverle più subire, attivandosi empaticamente e quindi risorgendo da tali dolori con una sempre maggiore sensibilità e compartecipazione, senza costringerci a subirle come pesi che non vorremmo.
Le emozioni sono ancora gestite in maniera grezza o ciclica. Non abbiamo ancora sviluppato la capacità di farle nostre senza subirle passivamente. Ciò che interrompe il ciclo e lo trasforma in spirale si chiama "rivoluzione". Ma è anche vero che in un mondo come il nostro, parlare del liberarsi dalle emozioni è anche un paradosso, risulta assai frettoloso e facilista diffondere l'idea che dimenticare il passato sia una soluzione all'esistenza, ma sembra più un tentativo di fuga, di astrazione, rispetto al disegno animico, dal momento che non abbiamo ancora sviluppato una vera e propria sensibilità. Quindi parlare di distacco dalle emozioni potrebbe anche voler significare, fuggire dalle esperienze prematuramente o vivere il presente a discapito di ciò che l'esperienza ci ha insegnato o che ci può insegnare proprio attraverso delle confutazioni con i nostri personali vissuti.
Non siamo qui per stare "bene", non siamo qui per vivere in equilibrio e in pace e armonia senza le dovute e necessarie basi che stanno al di là del vivere terreno. La "tortura" emozionale ha una funzione ben precisa anche se è mal gestita o tende a radicarsi creando veri e propri disturbi, ed è proprio la pensantezza di tali emozioni a costringerci in una ruota da cui non riusciamo ad uscire, ma pensate che all'anima interessi davvero liberarci da tali emozioni se prima non le abbiamo trasformate in una consapevolezza profonda? E' questo il punto. Osservate bene il mondo e ditemi se l'uomo è davvero pronto per questa pace, o chiedetevi a cosa possa servire, se questa pace non diventa per tutti e nasce da tutti.
L'anima non spinge l'uomo verso il benessere così come noi lo concepiamo, ma verso l'autoconoscenza e non importa quanto miseria saremo in grado di generare o di quali malattie dovremo soffrire perchè all'anima interessa marchiare con quell'esprienza il suo corpo fisico-eterico; cerca di fare in modo che ogni esperienza rimanga per sempre nella sua memoria e potrebbe anche cercare di prolungare questo condizionamento per il resto della vita; dipende solo da noi, da come noi interagiremo con questi dettami. Sta a noi gestire responsabilmente queste emozioni affinchè non prendano il sopravvento o non siano vissute passivamente, ma questo dipende sopratutto dall'età animica.
Il motivo per cui, non in tutti i casi queste emozioni si sganciano dall'individuo, è che conta più l'efficacia dell'esperienza rispetto al benessere dell'individuo stesso. L'anima non vuole dimenticare e cerca di tenersi stretta quell'esperienza, registrandola meglio che può, marchiandola a fuoco nel cuore. Che possiamo saperne noi di quali esperienze la nostra anima ha fatto nelle vite precedenti? ancora meno potremo sapere quali esperienze farà nelle prossime incarnazioni.
Se l'uomo non tendesse a dimenticare in fretta ciò che gli accade probabilmente le emozioni non sarebbero di questo tipo o avrebbero una funzione diversa. Questa funzione siamo noi a determinarla col nostro livello animico, in quanto l'intensità dipende da come questa risuona in noi, da come noi interagiamo con quell'esperienza indiretta proprio in confronto a quelle che abbiamo avuto nella nostra vita o nelle nostre vite.
All'anima frega poco del nostro benessere egoico, perchè sa che non è quello a farci crescere, all'anima interessa l'esperienza che il suo io può assimilare e trasformare in una consapevolezza durevole; una consapevolezza che non perderà mai a livello eterico, poichè l'anima avrà quel tesoro con sè per sempre.
Vivere il presente senza emozioni sembrerebbe quasi la soluzione dell'esistenza, così come alcune correnti psico-filosofiche e spiritualistiche, piuttosto faciliste, cercano di farci credere, proponendoci la possibilità di vivere pienamente il presente senza dolori, ansie, preoccupazioni, ma è davvero così? Siamo davvero certi che queste emozioni siano soltanto un ostacolo? Siamo assolutamente certi che lo scopo dell'anima sia quella di farci vivere serenamente o questa serenità ha un effettivo costo? E' possibile eludere questo processo soltanto meditando e concentrandosi sul presente o stiamo dimenticando qualcosa?
Forse sembrerà assurdo ma quella stessa gabbia di emozioni rende più sensibili e seppur in alcuni ci condizioni, ci da anche modo di percepire meglio il nostro status empatico, attraverso una lunga e difficile esperienza esistenziale.
La cosa migliore rispetto alle emozioni sarebbe quella di tesorizzarle con chiarezza e portarle con sè senza doverle più subire, attivandosi empaticamente e quindi risorgendo da tali dolori con una sempre maggiore sensibilità e compartecipazione, senza costringerci a subirle come pesi che non vorremmo.
Le emozioni sono ancora gestite in maniera grezza o ciclica. Non abbiamo ancora sviluppato la capacità di farle nostre senza subirle passivamente. Ciò che interrompe il ciclo e lo trasforma in spirale si chiama "rivoluzione". Ma è anche vero che in un mondo come il nostro, parlare del liberarsi dalle emozioni è anche un paradosso, risulta assai frettoloso e facilista diffondere l'idea che dimenticare il passato sia una soluzione all'esistenza, ma sembra più un tentativo di fuga, di astrazione, rispetto al disegno animico, dal momento che non abbiamo ancora sviluppato una vera e propria sensibilità. Quindi parlare di distacco dalle emozioni potrebbe anche voler significare, fuggire dalle esperienze prematuramente o vivere il presente a discapito di ciò che l'esperienza ci ha insegnato o che ci può insegnare proprio attraverso delle confutazioni con i nostri personali vissuti.
Non siamo qui per stare "bene", non siamo qui per vivere in equilibrio e in pace e armonia senza le dovute e necessarie basi che stanno al di là del vivere terreno. La "tortura" emozionale ha una funzione ben precisa anche se è mal gestita o tende a radicarsi creando veri e propri disturbi, ed è proprio la pensantezza di tali emozioni a costringerci in una ruota da cui non riusciamo ad uscire, ma pensate che all'anima interessi davvero liberarci da tali emozioni se prima non le abbiamo trasformate in una consapevolezza profonda? E' questo il punto. Osservate bene il mondo e ditemi se l'uomo è davvero pronto per questa pace, o chiedetevi a cosa possa servire, se questa pace non diventa per tutti e nasce da tutti.
L'anima non spinge l'uomo verso il benessere così come noi lo concepiamo, ma verso l'autoconoscenza e non importa quanto miseria saremo in grado di generare o di quali malattie dovremo soffrire perchè all'anima interessa marchiare con quell'esprienza il suo corpo fisico-eterico; cerca di fare in modo che ogni esperienza rimanga per sempre nella sua memoria e potrebbe anche cercare di prolungare questo condizionamento per il resto della vita; dipende solo da noi, da come noi interagiremo con questi dettami. Sta a noi gestire responsabilmente queste emozioni affinchè non prendano il sopravvento o non siano vissute passivamente, ma questo dipende sopratutto dall'età animica.
L'esprienza trova un vero e proprio sbocco positivo soltanto nell'accettazione totale di tale esprienza. Ma l'emozione in sè è la cura ad ogni male terreno. L'assenza di emozioni non equivale alla liberazione da energie basse che ci possiedono, poichè queste energie basse hanno la loro funzione e testimoniano a chiare lettere ciò che comporta l'incarnazione e le conseguenze del nostro operato di vita in vita e solo dopo averle comprese a fondo potremo liberarcene.
La memoria è alla base di tutto e pensare di liberarsi dalle emozioni dimenticandole vuol dire pensare di evitare quella sovrastruttura animica essenziale, che porta con sè il bagaglio emozionale di tutte le vite vissute precedenti fino a quella attuale, ma vuol dire sopratutto tentare di fuggire dai mali del mondo e quindi del mutilarsi di quella che è una comprensione totale, da un disegno più grande che l'anima crea per collegarsi al resto del mondo nel tentativo di guarirlo, ovvero, dall'uomo in senso più generale; il mondo inteso come l'uomo su larga scala anche rispetto agli altri esseri viventi. Ogni persona che guarisce offre al mondo la possibilità di beneficiarne, ogni persona che guarisce aiuta l'intera razza a guarire e di conseguenza anche gli altri esseri ne beneficerebbero.
L'emozione è memoria, una memoria senza tempo che deve saldarsi all'essere, far parte di esso e trasformasi in consapevolezza e quindi in un'essenza matura e completa a trecentosessanta gradi. La memoria diventa poi l'io stesso, l'essere.
La cosa migliore sarebbe quella di elaborare a fondo queste emozioni, di comprendere radicalmente il perchè le abbiamo vissute o le stiamo ancora vivendo, perdonare i nostri carnefici e trasformare quel ricordo in un tesoro prezioso, in un vero e proprio dono. In questo modo quelle emozioni invece di continuare a torturarci diverrebbero come dei campanelli dal suono toccante ma chiaro e gradevole, capaci di produrre una sensibilità vivida e in continua crescita.
Le emozioni stanno dando modo all'anima di poter ricavare il più possibile dalle esperienze terrene, perchè le emozioni sono vissute nel cuore, ovvero nella zona centrale dell'incarnato. Nella zona alchemica per eccellenza. E' lì che accade l'esperienza, è lì il presente.
Queste emozioni devono essere digerite perfettamente e in quel caso l'eco sparirà da sè, lasciando una maggiore sensibilità con lo scopo di migliorare la propria esistenza terrena ma non tramite il distacco dai dolori del mondo, semmai cambiando il modo di parteciparvi. La felicità non è un fattore realizzabile al momento poichè non siamo qui per raggiungere tale benessere ma soltanto per creare quei presupposti affinchè questo benessere diventi una condizione coesistente per tutti.
La gioia potrà essere tale soltanto quando sarà di tutti. Una gioia unica, una sensiblità unica, quello si che trasformerebbe le emozioni per sempre, ma non le cancellerebbe poichè esse sono come segni dell'anima, sono il carattere stesso dell'anima e faranno da trampolino per avviarci ad un'esistenza equilibrata fondata su un unico cuore, un cuore universale.
Sono i tasselli di una consapevolezza che quest'anima porterà per sempre con sè e sulle quali edificherà una nuova fase della sua crescita in cui le emozioni saranno dirette e vissute sul presente, fondate su questo enorme e prezioso bagaglio.
Le emozioni non sono qualcosa di cui l'uomo deve liberarsi senza aver risolto quei nodi che coinvolgono tutti, poichè l'uomo e il mondo sono la stessa cosa e se non sta bene uno non può stare bene nemmeno l'altro.
La memoria è alla base di tutto e pensare di liberarsi dalle emozioni dimenticandole vuol dire pensare di evitare quella sovrastruttura animica essenziale, che porta con sè il bagaglio emozionale di tutte le vite vissute precedenti fino a quella attuale, ma vuol dire sopratutto tentare di fuggire dai mali del mondo e quindi del mutilarsi di quella che è una comprensione totale, da un disegno più grande che l'anima crea per collegarsi al resto del mondo nel tentativo di guarirlo, ovvero, dall'uomo in senso più generale; il mondo inteso come l'uomo su larga scala anche rispetto agli altri esseri viventi. Ogni persona che guarisce offre al mondo la possibilità di beneficiarne, ogni persona che guarisce aiuta l'intera razza a guarire e di conseguenza anche gli altri esseri ne beneficerebbero.
L'emozione è memoria, una memoria senza tempo che deve saldarsi all'essere, far parte di esso e trasformasi in consapevolezza e quindi in un'essenza matura e completa a trecentosessanta gradi. La memoria diventa poi l'io stesso, l'essere.
La cosa migliore sarebbe quella di elaborare a fondo queste emozioni, di comprendere radicalmente il perchè le abbiamo vissute o le stiamo ancora vivendo, perdonare i nostri carnefici e trasformare quel ricordo in un tesoro prezioso, in un vero e proprio dono. In questo modo quelle emozioni invece di continuare a torturarci diverrebbero come dei campanelli dal suono toccante ma chiaro e gradevole, capaci di produrre una sensibilità vivida e in continua crescita.
Le emozioni stanno dando modo all'anima di poter ricavare il più possibile dalle esperienze terrene, perchè le emozioni sono vissute nel cuore, ovvero nella zona centrale dell'incarnato. Nella zona alchemica per eccellenza. E' lì che accade l'esperienza, è lì il presente.
Queste emozioni devono essere digerite perfettamente e in quel caso l'eco sparirà da sè, lasciando una maggiore sensibilità con lo scopo di migliorare la propria esistenza terrena ma non tramite il distacco dai dolori del mondo, semmai cambiando il modo di parteciparvi. La felicità non è un fattore realizzabile al momento poichè non siamo qui per raggiungere tale benessere ma soltanto per creare quei presupposti affinchè questo benessere diventi una condizione coesistente per tutti.
La gioia potrà essere tale soltanto quando sarà di tutti. Una gioia unica, una sensiblità unica, quello si che trasformerebbe le emozioni per sempre, ma non le cancellerebbe poichè esse sono come segni dell'anima, sono il carattere stesso dell'anima e faranno da trampolino per avviarci ad un'esistenza equilibrata fondata su un unico cuore, un cuore universale.
Sono i tasselli di una consapevolezza che quest'anima porterà per sempre con sè e sulle quali edificherà una nuova fase della sua crescita in cui le emozioni saranno dirette e vissute sul presente, fondate su questo enorme e prezioso bagaglio.
Le emozioni non sono qualcosa di cui l'uomo deve liberarsi senza aver risolto quei nodi che coinvolgono tutti, poichè l'uomo e il mondo sono la stessa cosa e se non sta bene uno non può stare bene nemmeno l'altro.
Gabriele Sortino
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