Infliggere dolore, che sia esso fisico o psicologico, rappresenta il libero arbitrio dell'anima immatura, giovane. Tale arbitrio sposta gli equilibri cosmici provocando paura e dolore nell'altro, che a sua volta è attratto dal narcisista, che gli offrirà la possibilità di sperimentare e in fine, comprendere questo dolore.
Il libero arbitrio, per non creare disordini karmici, deve allinearsi con le leggi della natura: con il sé, altrimenti si crea quello squilibrio oscillante tra sadico e masochista: che poi rappresenta le due facce della medesima oscillazione vibrazionale. Questa oscillazione costringe l'anima a cambiare ruolo passando dal sadico al masochista.
Come aveva già sottolineato Pitagora, tutto torna al suo posto; tutto tende verso l'equilibrio. Chi provoca dolore sperimenterà quel dolore su di sé, o in questa vita o nella prossima e nella stessa esatta misura: dipende dalla specifica intensità e lunghezza di tale dissonanza.
L'oscillazione può cessare solo gradualmente, come farebbe un pendolo. L'oscillazione deve fare il suo corso ed esaurirsi gradualmente. Quando il pendolo si allontana dal centro, si allontana dalla connessione diretta con tutto quell'amore che è l'essenza stessa dell'universo. Per questo diventa "incondizionato" perché si trova in risonanza col fiume dell'essenza.
Il dolore e il sadismo si intensificano e raggiungono il loro picco ogni volta che il pendolo raggiunge la massima estremità in questa dissonanza tra gli equilibri dell'anima. Queste anime sperimentano l'amore in brevi circostanze che rappresentano il momento in cui il pendolo passa dal centro prima di raggiungere l'estremità opposta.
Per tale ragione la violenza e il sadismo rappresentano il libero arbitrio dell'errante: dell'anima che eccede per trovare i contorni di tale equilibrio e pian piano, nel tempo, accostarsi all'Amore stabile e incondizionato.
L'uomo che non dipende dal sadismo o dal masochismo, che siano consci o inconsci, definisce una svolta importante nel cammino animico. Qualcuno lo ha definito Dharma, ma si tratta, né più né meno, della fine dell'oscillazione del pendolo e il conseguente raggiungimento dell'equilibrio esistenziale.
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