domenica 22 giugno 2014

DOLORE E PIACERE



Tutti evitano il dolore. L'uomo fa di tutto per stare bene e non avere dispiaceri ma, troppo spesso, ciò accade anche a scapito di altri. Nella vita esiste anche il piacere e, anche in questo caso, l'uomo può arrecare danni al prossimo pur di avere quei piaceri che rendono la vita, dal punto di vista dell'ego, degna di essere vissuta.
Il dolore viene utilizzato dall'ego come mezzo per riconoscere i pericoli immediati, ma anche l'anima utilizza il dolore in contrapposizione all'ego, che manifesta un interesse puramente effimero e legato soprattutto ai piaceri immediati o a breve termine della vita, e sempre nei confronti della singola esistenza. Non a caso l'ego vive per un certo numero di anni e si muove nel puro interesse di una singola vita, contrariamente all'anima perpetua che si muove in conformità a mondi differenti, che alberga in quella continuità senza spazio né tempo. In questo caso, l'anima utilizza questo dolore come mezzo per reindirizzare l'uomo attraverso eventi spiacevoli, verso il Dharma e poi ancora… verso l'apice alchemico/spirituale.

Il conflitto nasce dalle differenze tra anima ed ego e, avendo scopi diversi seppur analoghi, tendono a scontrarsi durante il corso della vita.
Più l'intervento dell'ego sarà forte, maggiori saranno le "disgrazie" che l'anima dovrà architettare affinché tutto gli sia in fine dovuto, attraverso un processo di “rettificazione”. Questo a vantaggio di un percorso spirituale senza tempo, che alberga al di fuori della sfera terrena e, per alcuni versi, estranea all'ego o agli ego. In questo caso l'anima fa da tramite tra ego e Spirito Fonte, ma rimane parte integrante dello Spirito; seppur incarnata, divisa, incompleta, vive la sua esistenza come mezzo di percorso probabilmente infinito in due modi: uno è la reincarnazione, l'altro dovrebbe rappresentare il rilascio dei vincoli della materia, dove probabilmente non sarà più necessario reincarnarsi. Ma ciò rappresenta il “Top” in senso
alchemico.
 
Il piacere ha molte forme e la più alta è il piacere che deriva dal potere creativo e meditativo, dall'alchimia spirituale e dalla contemplazione, soprattutto se in conformità coi voleri più alti del Logos interiore. La forma più bassa del piacere, invece, fa riferimento ai piaceri effimeri come sesso, soddisfazione nella vendetta o nella competizione, dipendenze varie, materialismo ecc. Quindi, abbiamo una scala di valori legata a questi due aspetti.
L'anima si serve del corpo che a sua volta si servirà tendenzialmente degli altri con opportunismo più o meno spiccato. Questo accade perché l'anima è “indipendente”, il corpo invece no, ma può essere educato affinché attribuisca le giuste priorità alle cose e collabori pienamente nell'alchimia animico spirituale che dovrebbe rappresentare per tutti, l'unico vero scopo della vita.
Quindi abbiamo un conflitto tra le due parti: una è l’anima che è rigorosa o "retta", grazie allo Spirito, che vive al di là dei vizi umani e dell’immaturità dell’anima, seppur ne rimane immersa, invischiata e addormentata, si risveglia puntando il suo sguardo nel Logos, come nella simbologia di Pistis Sophia che fissa la Luce delle Luci per potersi riposizionare al di là del regno arcontico, nel 13° eone. In questo caso, laddove l'ego persevera, l'anima ha già compreso la lezione e inizierà la sua lotta con le dipendenze (inerzie, solidificazioni) che tenderanno a riportare tutto su un piano effimero e meccanico (inconscio), nel classico "tira e molla" esistenziale tra luce e buio o tra bene e male. Il tutto alla ricerca dell'equilibrio energetico che permetterebbe allo Spirito di essere un tutt'uno e quindi manifestarsi nella sua pienezza e potenza.
 
Il dolore maggiore si presenta sempre sottoforma di gesto risolutivo nei confronti di una personalità egoista troppo sviluppata e che tende ad accumulare debiti karmici o a perseverare in specifici errori esistenziali, i quali tenderanno ad ingrossarsi, per poi esplodere di fronte ad un'evidenza dettata da una consapevolezza
maggiore, pagata col sangue di molte vite.
E' importante comprendere che è meglio scegliere da subito di lavorare in senso spirituale, perché costringere l'anima o, meglio ancora, lo Spirito più alto a darci il colpo di grazia, è assai sconveniente perché lì si che sono dolori.
L'anima, a differenza di molte credenze, non ha pietà nei confronti dell'ego. All'uomo non è concessa nessuna forma di misericordia, altrimenti non potrebbe essere salvato. Quest'Ego verrà piegato dal potere più alto. E' cosi da sempre. Il mondo rispecchia soltanto questo conflitto o squilibrio e tutto volge in un'unica direzione: la realizzazione della volontà stessa dello Spirito più alto che si trova "nascosto" nella profondità delle anime "elette".

G. Sortino


Articolo tratto dal mio Libro: Dal Buio alla Luce - Analisi e Riflessioni sul Concetto di Evoluzione - Gabriele Sortino - Edizioni youcanprint - Pagine 230 - Giugno 2013



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