sabato 18 gennaio 2014

SPAZI INVISIBILI




E' difficile affrontare questo particolare punto, perchè non siamo abituati a pensare in modo "onesto", non mi riferisco ad un'onestà relativa alle azioni o al comportamento, ma ad un'onestà che permette di vedere al di là di un disegno precostruito e che nasconde molti aspetti corruttivi, e che allo stesso tempo rivela una grande immaturità animica in termini di mediazione tra coscienza ed elementi. Certi meccanismi "inconsci" cercano di mantenere invariati questi aspetti attraverso un forte legame che non permette il distacco da certi elementi considerati solidi, mantenendoci letteralmente "incollati" ad essi, ma questi elementi, in fondo, di solido hanno ben poco. Nulla è più solido  e stabile dell'anima.


Partiamo dal presupposto che la memoria agisce nel nostro modo di vedere e comprendere, dal momento che i nostri occhi vedono soltanto ciò che conoscono.
Sembrerà assurdo ma il cervello ha in sè un sistema di "anti-tracciamento", se vogliamo, involontario o semplicemente inconscio, che costruisce tutto ciò che possiamo definire come "possibile" o "visibile", o meglio, "conosciuto".
Gli occhi possono vedere solo qualcosa che hanno già visto. Sembrerà assurdo ma le immagini che vediamo sono già presenti in memoria. Questo accade perchè conosciamo, ad esempio, il mare, gli alberi, o i sassi, ecc.
I nostri occhi conoscono ormai quasi tutto di questo mondo. Ma pensate a quando in TV o altrove, vediamo un oggetto o una specie animale per la prima volta, pensate a quanto diventiamo curiosi e increduli quando vediamo qualcosa che non abbiamo mai visto, che non abbiamo mai processato. 
Perchè accade ciò? 
cosa ci spinge ad osservare ad occhi sbarrati, con maniacale, lenta e prolungata attenzione quello che non abbiamo mai visto prima?
 Questo avviene perchè il cervello sta immagazzinando per la prima volta quella determinata forma, sta accettando e quindi convalidando l'esistenza di quella particolare cosa, di quella nuova forma.
Questo spiega l'immedesimazione elevata di chi vede qualcosa per la prima volta e la lentezza nel sentirsi sicuri di ciò che si sta visualizzando, ma c'è di più.
Esistono, probabilmente, cose talmente assurde che se apparissero davanti ai nostri occhi, c'è una grossa probabilità che queste "cose" risultino invisibili, al punto di riuscire a vederci attraverso, come accade all'incirca per il vetro, ma potrebbe anche trattarsi di "esseri".
Qualcuno conoscerà la storia delle tre caravelle; si dice che quando le tre caravelle sbarcarono nelle americhe, gli indigeni che si trovavano vicino alla riva, non le videro subito. Seppur le tre enormi imbarcazioni si trovassero lì, di fronte a loro, a qualche centinaio di metri, loro non le vedevano. Fù il capo della tribù che dopo un pò, iniziò a notare delle strane onde provenire dal mare e ad un tratto iniziò a vederle, e dopo di lui anche gli altri indigeni, seppur con qualche difficoltà, iniziarono a focalizzarle.
Perchè è accaduto ciò?
la risposta è semplicissima: mancavano quei dati in memoria. I loro cervelli hanno dovuto "installare" il nuovo oggetto/programma.
Ora, pensate ad un computer, sappiamo benissimo che senza un edeguato programma di visualizzazione, le informazioni, i byte che arrivano sarebbero perfettamente inutili. In buona sostanza, il cervello, così come accade per un computer, può essere programmato per vedere determinati tipi di "file", per decodificare determinati "codici vibrazionali" e per renderne invisibili altri.
Ma il vero nocciolo della questione è, che per via di questo aspetto del cervello, noi tutti potremmo aver sviluppato soltanto una gamma visiva specifica e limitata, un pò come accade per il suono, e questo limite potrebbe anche essere mantenuto attivo da alcuni aspetti di noi che sono troppo legati a certi principi.
Per farla breve, noi non vediamo gran parte di ciò che ci sta attorno; il cervello potrebbe essere "abilitato" a vedere solo certe cose, nascondendone altre, come può accadere realmente tramite determinate pratiche ipnotiche già assodate nella realtà.
Questo aspetto può anche essere relativo all'esperienza della singola anima, che gli consente di ampliare la sua "memoria", in altri termini vorrebbe dire, espansione della coscienza all'interno delle dimensioni umane ed extraumane, che risultano ancora invisibili e nascoste dietro la realtà. Una realtà che rappresenta soltanto una minima parte di quel multiverso in cui siamo proiettati.
L'anima, in sintesi, esiste per costruire quella che è una "visione totale di sè". Questa è l'evoluzione, l'unico utile che un'anima può ottenere tramite l'esistenza; un ampliamento del campo visivo per mezzo del suo "corpus" che per forza di cose dovrà adattarsi a nuove logiche, a "nuovi occhi" a modelli che vengono ancora oggi rifiutati o rimossi, proprio per paura, per l'inconscio rigetto del nuovo, che non ci consente di vedere oltre la soglia della realtà.
Un giorno l'anima potrà integrarsi tra le dimensioni e liberarsi dalla visione "universale" e solida, e sperimentare l'aspetto multiversale, che a sua volta rappresenta un "Tutto" ancora più grande e quindi, una coscienza ancora più grande.

Gabriele Sortino

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